di Elisa Guccione
CATANIA- Impossibile non farsi trascinare dalle battute e dalla grinta contagiosa di Gino Astorina, Luciano Messina, Nuccio Morabito e Francsca Agate protagonisti dell’irresistibile messa in scena “SRL, Spettacolo a Responsabilità Limitata” rappresentata sul palco della sala Harpago fino al 25 marzo.
Un atto unico diviso in tre momenti salienti: lo strampalato viaggio aereo in cui i tre uomini in preda ad una compagnia low coast si incontrano e scontrano con una hostess sopra le righe, interpretata da una straordinaria Francesca Agate che li bacchetta sfruttando la possibilità economica di Luciano Messina, favorendo Gino Astorina e lasciando a se stesso l’ipocondriaco Nuccio Morabito fino al punto di scappare con l’immaginario capitano Scalogna e lasciare il volo in balìa di se stesso; Una sala d’attesa immaginaria paragonabile ad un possibile purgatorio in cui i tre protagonisti soggiogati da una dispettosa voce guida che gli ricorda tutte le “malefatte” come le multe non pagate di Luciano Messina o i monologhi eterni ed infiniti di Gino Astorina che come sottolineato da Nuccio Morabito strizzano l’occhio all’inefficienza delle Istituzioni catanesi e siciliane in genere, li condanna ad almeno altri vent’anni di cabaret forzato mescendo zibibbo all’infinito ai tanti spettatori che in una sala gremita applaudivano e ridevano senza sosta; il terzo momento “La casa di riposo ad un passo dal paradiso” inciso su una lapide, in cui i tre ragazzacci del Gatto blu con tanto di “scialline”, berretti, e “cuttunate della nonna” fanno finta di essere completamente rimbambiti curati da una giovane e aitante Francesca Agate nelle vesti d’infermiera sexy che tra una battuta e un sorriso spiega come nel rapporto uomo donna basti un battito di ciglia per passare da amante a badante.
Tanti i riferimenti alla nostra attualità, le riflessioni pungenti sul nostro comportamento come l’uso smodato dei telefonini e il gesto di Raoul Bova durante il suo ultimo spettacolo catanese in cui non esce a salutare gli spettatori a fine spettacolo o i ricordi di ragazzino del capocomico Gino Astorina legati all’agognato primo bacio o i tanto odiati cineclub frequentati da adolescenti che ricreavano quell’apparente immagine di cultura, la dualità di un ragazzino di via Ortolani, sicuramente non il salotto di Catania, tra le lezioni di piano volute dalla mamma e le prese in giro dei compagnetti di strada che ironicamente dicevano a Gino: “Sciopè scendi”.
Oltre due ore di sano divertimento a cui non ci si può sottrarre dopo essere stati catturati dalla magica bravura di quelli del “Gatto blu”, una piacevole abitudine teatrale in salsa catanese.
Elisa Guccione