CATANIA – Resta in carcere Alfio Cardillo, il 26enne arrestato il 19 settembre scorso dai carabinieri per avere sequestrato e violentato per alcune ore una dottoressa di 51 anni mentre era in servizio alla Guardia medica in un comune del Catanese. Lo ha stabilito il Gip Pietro Currò che accogliendo la richiesta della Procura ha convalidato l’arresto ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona.
Durante l’interrogatorio di garanzia, ieri, l’indagato, assistito dall’avvocato, Luca Sagneri, ha ammesso le proprie responsabilità ma sostenendo di non sapersi spiegare il perché: “non ero io, sono veramente pentito». Secondo la sua ricostruzione al gip, Cardillo, ha detto di aver avuto un violento mal di denti e di aver tentato di sedare il dolore bevendo alcolici. Per questo sarebbe andato alla Guardia medica dove la dottoressa gli avrebbe somministrato un antidolorifico per via intramuscolo.
Cardillo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Acireale dopo che alcuni vicini di casa hanno sentito nella notte la dottoressa urlare. I militari dell’Arma arrivati subito sul posto hanno soccorso la donna e bloccato l’uomo, che aveva i pantaloni abbassati. La Procura di Catania che ne ha disposto l’arresto, gli contesta i reati di violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona. La dottoressa, tramite i suoi legali, ha presentato denuncia contro il 26enne e ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo.
E anche la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg)-Settore Continuità Assistenziale si costituirà parte civile nel processo contro il 26enne arrestato. «Abbiamo già dato mandato ai legali per avviare le procedure – sottolinea Tommasa Maio, segretario nazionale di Fimmg Continuità Assistenziale -. Quello che è accaduto colpisce e ferisce l’intera categoria. Il nostro gesto, oltre a dimostrare la solidarietà e l’affetto alla dottoressa aggredita, è rivolto a tutte le colleghe e i colleghi di Continuità Assistenziale che ogni notte lavorano in situazioni di pericolo perché sappiano che non sono soli e che Fimmg non si fermerà fino a quando le istituzioni non garantiranno il massimo della sicurezza possibile e fino a quando – ha concluso – il nostro servizio non sarà posto nelle condizioni di ricostruire un’alleanza e un rapporto di fiducia con la popolazione che assiste».