La tragedia dell’attesa, lo scontro tra culture. Sono questi gli ingredienti con cui Giacomo Puccini dà vita e sostanza musicale a Madama Butterfly, ultimo capitolo dell’attività di quella ‘santissima trinità’ – come l’aveva definita l’editore Giulio Ricordi – composta insieme ai librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, un sodalizio artistico tra i più gloriosi dell’intera storia del melodramma. Dopo La bohème (1896) e Tosca (1904), la «tragedia giapponese» rappresenta infatti l’esito più alto di una collaborazione che aveva saputo cogliere lo spirito del tempo, l’evoluzione dell’estetica del melodramma a cavaliere tra i due secoli, fino al trionfo dell’esotismo, di cui Butterfly rappresenta forse il risultato più significativo. Si tratta, peraltro, del cantiere drammaturgico più complesso, al quale il musicista toscano attende sin dai primi anni del secolo – passando attraverso la tormentata prima scaligera del 17 febbraio 1904, accompagnata da «grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate» – fino alla versione definitiva del 1920, pochi anni prima della morte: oggetto di una serie di aggiustamenti progressivi, realizzati anche grazie al concorso delle prime, acclamate interpreti dell’opera (da Rosina Storchio a Solomiya Krushelnytska, da Marguerite Carré a Geraldine Farrar), e volti a condensare il dramma, sopprimendo le figure di contorno.
Il Teatro Massimo Bellini di Catania – dove l’opera torna in scena dal 10 al 17 Maggio 2019, per sette, attesissime recite – è stato tra i primi teatri italiani ad accogliere il capolavoro pucciniano, l’11 maggio del 1906, in un’edizione che vedeva sul podio il celeberrimo direttore d’orchestra e compositore palermitano Gino Marinuzzi; e ha ospitato artiste di prima grandezza, tra le altre Magda Olivero e Antonietta Stella, Raina Kabaivanska e – nell’ultima edizione del 2013 – Donata D’Annunzio Lombardi. A rinnovare i fasti di uno dei titoli più amati del grande repertorio provvederà questa volta Daria Masiero, cugina dell’indimenticabile Lauretta, che si è formata all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano con Luciana Serra, Leyla Gencer, Teresa Berganza e Mirella Freni: artista di grande temperamento, specialista del repertorio di primo Novecento, è stata di recente protagonista di una ripresa dell’Amore dei tre re di Montemezzi al New York City Opera. Le saranno al fianco, nei ruoli di Pinkerton e di Sharpless, rispettivamente il tenore Raffaele Abete e il baritono Enrico Marrucci.
Sarà, tuttavia, un’edizione di Madama Butterfly al femminile, quella impaginata dal Bellini: praticamente da donna a donna. Sul podio dell’Orchestra dell’ente lirico etneo salirà infatti Gianna Fratta, già più volte ospite della sala del Sada, che a una solidissima formazione musicale (pianoforte, composizione e direzione d’orchestra, discipline musicali) ha associato anche gli studi di Giurisprudenza. Bacchetta tra le più affermate del panorama internazionale, ha già affrontato il titolo pucciniano a Lecce e a Spalato e si appresta a debuttare al Festival pucciniano di Torre del Lago, l’estate prossima, con La fanciulla del West.
L’opera sarà presentata in un nuovo, raffinato allestimento scenico, firmato da Lino Privitera su scene e costumi di Alfredo Corno e video di Daniel Arena. Coreografo e regista, collaboratore di firme storiche del teatro musicale contemporaneo – da Sylvano Bussotti a Franco Battiato – l’artista catanese ha deciso di focalizzare l’attenzione sulla solitudine della protagonista, dimidiata tra il distacco dalle tradizioni religiose familiari, da una parte, e il desiderio di abbracciare la nuova vita da cittadina americana. Sarà una visione che intende sottolineare da una parte il rapporto con la natura, termometro sensibile ai mutamenti di stato d’animo dell’infelice geisha, e dall’altro quello con l’arte contemporanea, a partire dalle preziosità decorative di alcuni capolavori di Gustav Klimt.