di Elisa Guccione
CATANIA – La situazione del Teatro Stabile è sempre più catastrofica. Gli ufficiali giudiziari irrompono nella storica sala Musco, locata dall’Ente Etneo da oltre cinquant’anni, prescrivendo lo sfratto esecutivo dell’immobile. Mentre si attendeva la nomina del commissario Giorgio Pace, la quale doveva avvenire in questi i giorni ma slittata alla prossima settimana, i lavoratori che si trovavano all’interno del Teatro sono stati fatti accomodare fuori dal teatro, perché da due anni i proprietari non ricevono alcun pagamento. Una notizia, insieme al decreto ingiuntivo da parte della SIAE di 500 mila euro, che getta nello sconforto i dipendenti in protesta dal 17 aprile. Si aspetta la formalizzazione dell’incarico del commissario Giorgio Pace, affinchè qualcosa cambi.
Queste le parole di Jacopo Torrisi, vicepresidente del Cda del Teatro Stabile: “Lo sfratto esecutivo risale dal 30 maggio bloccato da parte delle rassicurazioni del presidente allora in carica. Non è stata convocata nessuna seduta e non c’è stato alcun segnale verso i proprietari dell’immobile i quali hanno voluto riprendere possesso dell’immobile per legge. Il decreto ingiuntivo della Siae non è ancora esecutivo. Ci sono soltanto notifiche da parte del creditore. Siamo ancora in attesa che la Regione eroghi il fondo ordinario. Tramite quello potremo così trovare un punto d’incontro con i proprietari dell’immobile e quanto meno versare un acconto, considerato che al momento sono anche state sospesi tutti gli spettacoli al Musco. Naturalmente, potremo concretamente valutare il da farsi non appena il nuovo commissario s’insedierà”.
Gli esponenti dei sindacati Antonio D’Amico e Cosimo Fichera, rispettivamente segretari di Fistel Cisl e Ugl Spettacolo dichiarano: “È stato cancellato un pezzo di storia della città non solo del teatro. Bastava poco per evitare questo dramma per i lavoratori, per la cultura catanese e per la Sicilia. Le ultime turbolenti vicissitudini del consiglio di amministrazione e la mancata ratifica per tempo della nomina del commissario hanno di certo contribuito ad aggravare la già difficile situazione dello ‘Stabile”. Ed ancora aggiungono: “Diciamo basta a quest’inerzia gestionale che continua a provocare macerie su macerie, se non si vuole far fallire l’intero teatro, ovvero perdere uno dei più importanti poli culturali dell’intero sud Italia lasciando sul lastrico i 35 dipendenti, che stanno continuando responsabilmente e con passione a tirare avanti in condizioni estremamente difficili. Facciamo un accorato appello alla commissione “Affari istituzionali” dell’Ars affinchè ratifichi la nomina di Pace, la cui operatività è vitale per il futuro dell’ente teatrale, nonché alla Regione ed al Comune perché facciano la loro parte istituendo un tavolo di crisi permanente a supporto della gestione commissariale per dar corso agli atti improcrastinabili ed urgenti necessari per scongiurare colpi di scena come quello odierno”.
A questo punto è facile chiedersi quale sarà il futuro del Teatro Stabile e, soprattutto, se ancora si potrà parlare di futuro. Quale posto occuperà, o forse sarebbe meglio dire non avrà più, l’arte e la cultura nella nostra città. La gloriosa storia dell’Ente Etneo, bacino di storia e tradizione, cresciuto attraverso l’amore, l’impegno e la tenacia di Mario Giusti è veramente giunta al capolinea?
Elisa Guccione