La scossa di magnitudo 4.8, con epicentro a 2 km a nord di Viagrande, che nella notte ha risvegliato e impaurito Catania e gran parte della sua provincia, in molti – e soprattutto tra i meno giovani – ha risvegliato il ricordo del terremoto del 13 dicembre del 1990 – conosciuto come “sisma di Carlentini” ma ancor di più, per la ricorrenza in cui si verificò, indicato come “terremoto di Santa Lucia”. Ben diversa però fu la portata del sommovimento di ormai 28 anni fa, che oltre a ingenti danni procurò anche 17 vittime, tutte a Carlentini dove, in seguito al totale crollo di tre palazzine, persero la vita 12 persone, mentre altre cinque invece morirono per la paura. Centinaia, poi furono i feriti, e circa 200 persone vennero ricoverate in ospedali.
Il terremoto di allora – di magnitudo momento di Mw 5.6 e dall’intensità stimata di VII-VIII grado della scala Mercalli – si registrò all’1.24 appunto del 13 dicembre 1990 interessando un’ampia area della Sicilia sud-orientale, approssimativamente quella del Val di Noto, colpendo soprattutto le province di Siracusa (ed in particolare i centri abitati di Carlentini ed Augusta), di Catania e di Ragusa.
Il sisma, come detto, fu stimato di VII-VIII grado della scala Mercalli, ed ebbe una durata di circa 45 secondi: a questa scossa ne seguirono altre cinque più lievi e poi una ulteriore forte nel pomeriggio di domenica 16 dicembre 1990. L’epicentro venne stimato inizialmente nel golfo di Noto ma successivamente fu indicato tra Brucoli e l’estrema periferia di Augusta.
Il terremoto danneggiò anche le comunicazioni ferroviarie che furono interrotte sulla Catania-Siracusa e sulla Catania-Caltagirone: rimasero fortemente lesionati gli edifici delle stazioni di Brucoli e di Scordia, che riporto lesioni strutturali importanti; altri edifici ferroviari furono solo danneggiati. Ebbero danni edifici pubblici in varie località, tra cui l’ospedale a Mineo, il Municipio a Scordia e un ponte stradale a Calatabiano.
Nel complesso furono 41 i comuni e circa 250 le località delle province di Siracusa, Catania e Ragusa che riportarono danni più o meno consistenti. Il terremoto coinvolse anche parte del patrimonio edilizio storico-artistico del Val di Noto. Secondo dati ufficiali del 3 gennaio 1991, gli edifici inagibili assommavano a 6.103 così ripartiti: 5.133 in provincia di Siracusa, 929 in provincia di Catania e 41 in provincia di Ragusa.