Pur con qualche fatica iniziale, una porta di dialogo si è aperta. Era l’obiettivo minimo per entrambe le parti, ed è il risultato raggiunto dall’udienza di Papa Francesco al presidente americano Donald Trump. Irrigidito nel ferreo cerimoniale vaticano, scortato dalle guardie svizzere in divisa cinquecentesca nei saloni affrescati della Terza Loggia, accompagnato da Melania e Ivanka entrambe in nero e con veli sul capo, il tycoon è apparso meno baldanzoso del solito, persino intimidito, ‘frenato’ nei momenti iniziali anche da una certa freddezza e dallo sguardo serio di Francesco. Poi rotto il ghiaccio, pur senza i classici convenevoli delle visite presidenziali al Pontefice argentino, l’atmosfera si è fatta più distesa, sorridente, colloquiale: anche nel colloquio privato durato mezzora (meno dei 50 minuti di Obama il 27 marzo 2014) i toni non devono essere stati di contrasto, malgrado le posizioni su molti temi – ambiente, migranti, armamenti, aiuto ai poveri, politiche per la pace – non potrebbero essere più distanti. Tanto che Trump ha potuto congedarsi da Bergoglio con un “non dimenticherò quello che mi ha detto”.
Sulla pace, in questi tempi di “terza guerra mondiale a pezzi”, il Papa ha sicuramente insistito richiamando Trump a farsene “strumento” – letteralmente gli ha detto in spagnolo “perché diventi un albero di pace” – regalandogli il medaglione col ramo di ulivo e l’ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, “firmato personalmente per lei”. Sull’ambiente e il clima Francesco ha toccato un tasto dolente – per la svolta a 180 gradi di Trump rispetto a Obama sull’applicazione degli accordi di Parigi – consegnando al presidente Usa la sua Laudato si’, nonostante lo scetticismo trumpiano sul global warming. “Lo leggerò”, gli ha promesso Trump, atteso dal G7 di Taormina.
Dopo l’incontro con il Papa, il presidente americano con la moglie e la figlia sono andati, come da programma, a visitare la Cappella Sistina. A riceverli la direttrice dei musei Vaticana, Barbara Jatta, che ha illustrato gli affreschi di Michelangelo e quelli quattrocenteschi. Volto all’insù, Trump ha ascoltato la descrizione della volta e del Giudizio Universale: al termine, in piedi sugli scalini dell’altare, la foto di famiglia.
Con la visita in Vaticano è iniziata la visita di Donald Trump a Roma, dove il presidente Usa ha incontrato il Presidente della repubblica, Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni. Poi Trump ha lasciato Roma per Bruxelles.
La visita a Bruxelles. Dopo la pace con Francesco, quella con laUe e la Nato. Ed il primo faccia a faccia con Emmanuel Macron, l’uomo simbolo della nuova Europa. Chiuso il giro delle tre capitali delle religioni monoteiste, Donald Trump oggi è arrivato a Bruxelles. Che in campagna elettorale aveva definito “buco d’inferno”. Ora che è presidente, rispetta il protocollo del paese che ospita tanto l’Unione europea quanto l’Alleanza Atlantica. All’arrivo in Belgio, Melania e Donald sono stati accolti sulla pista dal premier Charles Michel: stretta di mano regolamentare al leader belga, al fianco del quale ha ascoltato sull’attenti gli inni suonati dalla banda della marina, poi commiato con sorrisi ed un abbozzo di pacca sulla spalla a Michel. Subito dopo, ricevimento a palazzo Reale ospite diFilippo e Mathilde, re e regina dei belgi, mentre dall’altra parte della città almeno novemila persone sfilavano per dire “no alla Nato, no a Donald Trump”. Lanciata da un gruppo di studenti, la manifestazione ha avuto l’adesione tra l’altro di Greenpeace e Amnesty International. La ‘pace’ con l’Unione europea e l’Alleanza la farà domani. Alle 10 sarà nell’Europa Building per un colloquio di un’ora con Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, accompagnato dal solo Rex Tillerson. Dopo una ventina di minuti, alla riunione entreranno anche Federica Mogherini ed Antonio Tajani, gli italiani che guidano la politica estera europea ed il Parlamento Ue.