Con lo spettacolo che è stato il grande cavallo di battaglia di Gilberto Idonea – con più di 2000 repliche in tutto il mondo – si conclude sabato 13 (ore 17.30 e ore 21) e domenica 14 aprile (ore 17.30) al Teatro Metropolitan di Catania Una Stagione a 4 Stelle – Gilberto Idonea, da lui stessa impaginata e portata avanti dal figlio Alessandro, che quest’anno ha potuto contare sul rinnovato affetto di oltre 4500 abbonati.
Si tratta del dramma in tre atti ‘U sapiti com’è, scritto da Francesca Sabato Agnetta, che Gilberto Idonea ha anche traghettato oltre oceano, suscitando grandissima ilarità e profonda commozione vestendo i panni di “Cola”. Questa volta nel ruolo tenero e divertente del “diverso” Cola ci sarà Alessandro Idonea, secondogenito di Gilberto, che ha raccolto a piene mani la sua eredità artistica: non solo portando a compimento la stagione impaginata dal padre, ma anche assumendo il non facile ruolo di direttore di compagnia.
«Al primo spettacolo della rassegna ho sentito forte il calore del pubblico – dice Alessandro Idonea– un abbraccio ideale e una sorta di consacrazione. E’ stato molto emozionante. Adesso tocca a me impaginare una nuova stagione senza tradire le aspettative del pubblico, ovvero rispettando il gusto della gente proprio come faceva mio padre, che ascoltava con grande umiltà gli umori del suo pubblico e, se lo sentiva rumoreggiare, era pronto a correggere il tiro».
‘U sapiti com’è è anche l’omaggio che tutta la sua compagnia riserva a Gilberto Idonea, portando in scena lo spettacolo che più di ogni altro lo ha identificato, e con il quale ha incantato gli spettatori di tutto il mondo. Per questo motivo, Alessandro Idonea ha scelto di lasciare intatta la regia firmata da suo padre, scegliendo di interpretare il suo stesso ruolo «Per il quale non potrò non tenere conto della sua grande lezione di umanità».
La compagnia di Gilberto Idonea – Angela Sapienza, Manuela Ventura, Giovanna Criscuolo, Nellina Fichera, Manuela Cordovana, Bruno Torrisi, Loredana Marino, Enrico Pappalardo, Pietro Privitera, Giovanni Rizzuti, Chiara Barbagallo e Nino Signorello– si prepara ad affrontare quindi la sfida più difficile, tornare in scena in ‘U sapiti com’è senza Gilberto, ma seguendo comunque le sue indicazioni…
«Franca Musco, la figlia del celebre comico catanese, che interagiva con me durante la rappresentazione al Teatro Bellini nel 200, di One Man Show, storia del teatro siciliano di cui suo padre Angelo era stato pietra miliare, avendo saputo che avrei presentato a Catania ‘U sapiti com’è, mi confidò che per tutto il periodo dello spettacolo si sarebbe trasferita da Messina a Catania per assistere a tutte le recite di quella commedia che lei reputava essere la preferita dal padre. Purtroppo Franca non ha potuto esaudire quel desiderio perché, alcuni mesi dopo questa promessa, è scomparsa. Oggi metto in scena questo lavoro in sua memoria e omaggio.
Perché Musco, attore comico per eccellenza, amava particolarmente questo testo che è più un dramma che una commedia e se fa ridere lo fa a denti stretti? Perché Musco, umile ragazzo che viveva in un quartiere povero di Catania, aveva quale amico un disabile di cui ne apprezzava l’umanità e che non riteneva giusto che la sua famiglia lo tenesse nascosto quasi come un senso di colpa di cui vergognarsi e pertanto suggerì, e in parte dettò, questa pièce alla Agnetta portandola con grande successo in tutto il mondo.
Come detto, il tema affrontato è quello della “diversità” che si veicola, in maniera non sempre positiva, nella nostra società globale. Lo spettacolo coniuga comico e tragico in un perfetto equilibrio che mai travalica nel patetico. ‘U sapiti com’è rimane, ancora oggi, concezione di un teatro inteso non solo come divertimento puro, ma come prezioso luogo e momento per affrontare problematiche sociali. Cola è un ritardato mentale, con animo di fanciullo che è preso in giro per via del suo handicap. Cola però è l’espressione dei buoni sentimenti quelli veri ed eterni, di spontaneità, di semplicità quale sinonimo di verità, di amore, di sofferenza: il suo amore ha valore universale perché è quello per la madre o per la dolce Sisidda, che è l’unica a capirlo e a non dileggiarlo, o per il fratello che, senza volerlo, lo uccide.
Le caratteristiche del personaggio sono – come abbiamo visto – un connubio fra comico e tragico perché ogni azione umana ha sfaccettature tragiche ma dai risvolti comici che costituiscono la tristezza che sta nel fondo della risata dello spettatore. Perché la bonarietà del personaggio è la bonarietà di una comicità che s’innesta su un fondo amaro, dolente, tragico fino alla morte del protagonista che avviene col sorriso bonario di un uomo che, nella visionarietà dell’affetto per la madre e di una metafisica che gli rende possibile non solo il dialogo con Dio, ma anche il paradiso come posto della serenità dove si compongono i conflitti in una concezione così completa, che solo può essere appannaggio di un “povero di spirito” ma che ha l’animo puro, innocente».