“Voglio ringraziare tutti con tutto il mio cuore. Vi chiedo di tenerci sempre nei vostri pensieri, nei vostri cuori e nelle vostre preghiere”.
È il messaggio che Marise, sorella di Patrick George Zaki ha inviato alla maratona di 12 ore ‘Voci per Patrick’ organizzata da Amnesty International, Mei (Meeting delle etichette indipendenti) e Voci per la libertà l’8 febbraio, che è in corso in streaming. L’iniziativa oggi a un anno esatto dalla formalizzazione dell’arresto in Egitto dello studente 29enne dell’Università di Bologna.
“Riempiamo il Teatro Ariston di sagome di Patrick Zaki. Sarebbe un’occasione importante: spero che tutte le persone e le istituzioni coinvolte siano favorevoli a questa proposta per raccontare, a un pubblico molto ampio come è quello del Festival, chi è Patrick, il calvario che sta attraversando e rafforzare la richiesta di rilasciarlo al più presto che continuiamo a rivolgere alle autorità egiziane”. E’ la proposta lanciata da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, a un anno esatto dalla formalizzazione dell’arresto in Egitto dello studente 29enne dell’Università di Bologna. Per l’assenza di pubblico all’evento, per l’emergenza coronavirus, Noury auspica che “tutti coloro che hanno potere decisionale possano accogliere questa proposta” per ricordare il ricercatore che “per il suo amore per la musica, avrebbe voglia di essere in platea davvero, dal vivo. Ce lo auguriamo davvero – conclude – per una prossima edizione”.
Evento online anche dell’Università di Bologna. “Patrick, non smettere mai di lottare e di sperare. Noi non ci fermeremo fino a quando non tornerai con noi”, “a ogni udienza speriamo che tu possa uscire, tutti giorni passo davanti a un tuo murales: sappi che tutta l’Università e tutta la città sono al tuo fianco”. Sono passaggi di lettere che gli studenti dell’Università di Bologna hanno indirizzato a Patrick George Zaki. A leggerli sono stati gli stessi studenti durante l’evento online, organizzato dall’ateneo bolognese, per chiedere la liberazione dello studente egiziano e rilanciare l’appello per il conferimento della cittadinanza italiana. “Non ti ho mai conosciuto, Patrick – scrive un altro studente – ho visto la tua bellezza negli occhi dei tuoi compagni di corso e dei tuoi docenti. La mia voce è una fra mille che ti augura la felicità e la libertà che ti sono dovute”. All’evento online hanno partecipato anche sindaci, mentre l’artista Gianluca Costantini ha disegnato parole e motivi grafici per unire idealmente studenti e amici al ricercatore.
“Alla scelta di Patrick dell’Italia come luogo di conoscenza, hanno risposto le città che oggi sono qui, rappresentate dai loro sindaci. La loro presenza ci spinge a chiedere a lei, presidente Mattarella, di ascoltare le voci di studenti, docenti, personale delle Università, cittadini e sindaci che chiedono all’unisono giustizia e libertà per Patrick. Patrick ha diritto di tornare in Italia, in un Paese che lo ama e che ne ha adottato la forza, il coraggio e l’entusiasmo per lo studio”. Così il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini che ha aperto l’evento online dedicato a Patrick George Zaki, il ricercatore dell’Alma Mater Studiorum da un anno detenuto in Egitto. In videocollegamento hanno partecipato anche i sindaci di diverse città. “Patrick non è più solo cittadino dell’Alma Mater e di Bologna – aggiunge – è un giovane uomo che il nostro Paese riconosce come esempio di impegno morale e civile. Patrick oggi è cittadino onorario di innumerevoli città, perché testimonianza di quanto siano fondamentali il desiderio di conoscenza e l’amore per quello spirito critico che è vero motore di cambiamento e abbattimento di ciechi assolutismi”. Lo studente, prosegue il rettore, “ha il diritto di tornare libero, alla sua vita e ai suoi affetti. Non ti lasceremo solo, Patrick. Diritti umani, culturali e civili esigono oggi più che mai la tua liberazione e quella di tutti gli studenti che nel mondo sono privati della loro libertà di pensiero”.
“La comunità di Bologna, quella dell’Emilia-Romagna, quella di questo Paese chiede e pretende la liberazione di Patrick Zaki. Si chiede, a partire dal presidente della Repubblica Mattarella, un’attenzione particolare e si chiede di aderire alla richiesta di cittadinanza italiana per questioni straordinarie”. Così il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini in un passaggio del suo intervento all’evento online dell’Università di Bologna per chiedere la liberazione del ricercatore egiziano Patrick George Zaki. “Ho sentito obiettare che si tratterebbe di una ingerenza di questo Paese nei confronti degli affari privati di un altro Stato sovrano – aggiunge Bonaccini – io rispondo così: quando si tratta di diritti umani non vi è confine che tenga. Capita oggi a Patrick, ma potrebbe, in futuro, capitare a ognuno di noi. La democrazia è un bene che va preservato, va corroborato ogni giorno di valori e di ideali”. Il presidente assicura che “la Regione e l’Assemblea legislativa sono pronte a mettere in campo tutti gli strumenti possibili a fianco di iniziative per chiedere al Governo e al Paese di fare tutto quello che può perché vogliamo rivedere Patrick Zaki libero”.
“Oggi una buona economia e un sano sviluppo economico devono passare, per forza, dal mettere al primo posto la difesa diritti umani e la dignità delle persone. Per questo l’idea di rivolgersi al Presidente della Repubblica e attraverso di lui al nuovo Governo, significa che noi chiediamo la cittadinanza italiana per Patrick sapendo che questa coincide, nel nostro ordinamento, con la cittadinanza europea. Questo permetterà che, anche a livello europeo, vengano assunte tutte le responsabilità conseguenti”. Così il sindaco di Bologna Virginio Merola in un passaggio del suo intervento all’evento online, organizzato dall’Università di Bologna. “Sono troppi i diritti umani negati, le libertà di opinione negate che la detenzione ingiusta di Patrick rende evidenti – aggiunge – è necessario un cambio di passo collettivo della nostra Europa, a cominciare dal Governo Italiano, che mi auguro si formerà presto perché abbiamo bisogno tutti di convincerci che c’è bisogno di nuova generazione di iniziative diplomatiche che non subordini i diritti umani allo sviluppo economico e alle relazioni con altri stati”.